In questi giorni stiamo subendo le conseguenze di argomentazioni davvero surreali sull’ex Ilva, parole a dir poco mortificanti per i cittadini e per i lavoratori di Taranto. La narrazione promossa da alcuni media e da alcuni politici - i quali vivono con i polmoni lontano da Taranto - sta tentando di imporre alla nostra attenzione una fuorviante e stucchevole dialettica politica, che prevede l'attuale modello di produzione e si muove lungo la linea del “salviamo l’ex Ilva a tutti i costi” oppure, peggio del “salvaguardiamo lo stabilimento industriale ma senza piegarci ai diktat della multinazionale anglo-indiana”. Non si può continuare a parlare per conto e bocca dei tarantini, ora tocca a Taranto dire la propria! Taranto non si riconosce né nell’una né nell’altra voce, entrambe sono l’espressione del RICATTO OCCUPAZIONALE.
Per cui aprite bene gli occhi e le orecchie…
1) MAI RISPETTATA LA SALUTE
Taranto vuole ricordare che l’area a caldo dello stabilimento siderurgico è SOTTO SEQUESTRO. Taranto vuole mettere in evidenza che quell’area a caldo ha creato e continua a creare eventi di malattia e morte tra gli operai e tra la popolazione, soprattutto in età pediatrica. Anche per questo motivo l’area a caldo è stata sequestrata SENZA FACOLTÀ D’USO dalla Magistratura nel maggio del 2012. La facoltà d’uso è stata concessa con il PRIMO DECRETO SALVA ILVA che risale a dicembre 2012 e, dal momento del sequestro, l’area a caldo non ha mai smesso di produrre e inquinare. La facoltà d’uso era strettamente legata alla RIGOROSA realizzazione delle prescrizioni AIA ma essa non è mai stata rispettata. Continua a leggere il PUNTO 2 che segue…
2) RIGOROSO RISPETTO DELL’AIA? NON C'È MAI STATO!
Il Piano Ambientale non è nient’altro che un procedimento che amplia e conclude l’AIA rilasciata nel 2011 dall’allora Ministro Prestigiacomo, la quale venne poi sottoposta a riesame nel 2012 dal successore Clini. ATTENZIONE…Tutte le prescrizioni previste nell’AIA rilasciata dalla Prestigiacomo avrebbero dovuto essere realizzate entro il 2015 e poi, con il riesame - appunto di Clini - che tra l’altro ha modificato in parte il contenuto, sono state spostate come data di scadenza entro il 2016. Ma poiché nessuno è riuscito a rispettare i tempi per realizzarla, dapprima hanno approvato altri decreti Salva Ilva per realizzare solo 80% delle prescrizioni, successivamente hanno concesso anche l’immunità penale, perché quegli impianti in funzione commettono CRIMINI. Ma non è finita qui, perché attraverso il Piano Ambientale - due DPCM del 2014 e del 2017 - il termine ultimo per realizzare le prescrizioni dell’AIA/Piano Ambientale sono state posticipate dapprima entro il 2018 e dopo sono state prorogate ulteriolmente entro l’agosto del 2023. Vorrei ricordare a questo punto che a causa dell'Ilva l’Italia dal 2013 è in PROCEDURA D’INFRAZIONE per inadempienza sulla direttiva AIA (poi modificata dalla IED), procedura a cui il nostro Paese non si è mai adeguato. ATTENZIONE…Il famoso PIANO AMBIENTALE che il gestore deve realizzare NON prevede le bonifiche del territorio bensì la realizzazione di interventi sugli impianti (prescrizioni) quali l’installazione di filtri a maniche, ecc…CONTINUA A LEGGERE I PUNTI 3 E 4 che seguono…
3) È VERO CHE IL GESTORE MITTAL FARÀ LE BONIFICHE? NO!
Al momento le bonifiche devono essere realizzate dai Commissari in Amministrazione Straordinaria e verranno effettuate nelle cosiddette AREE ESCLUSE che NON sono di competenza di Arcelor Mittal. Per questo motivo i Commissari hanno a disposizione 1,3 miliardi di euro, soldi sequestrati alla famiglia Riva. Le prime procedure di messa in sicurezza, bonifica e rimozione di materiali pericolosi sono cominciate grazie alla NUOVA struttura commissariale ma ancora molto altro deve esser fatto. PER CUI CHI DICE CHE SENZA MITTAL NON CI SARANNO BONIFICHE, AFFERMA IL FALSO! MIttal, invece, dovrà realizzare entro il 2023 un Piano di Rimozione Amianto (PORA) esclusivamente presso gli impianti (non all’esterno), in quanto per decenni i lavoratori hanno lavorato e continuano a lavorare tuttora a contatto dell’amianto. Tuttavia fonti sindacali ci indicano che nel PORA mancano diversi siti in cui è ancora presente l’Amianto.
4) IL PIANO AMBIENTALE RISOLVERÀ IL PROBLEMA DELLA SALUTE? NO!
Come si fa ad affermare che la realizzazione delle prescrizioni AIA risolveranno il problema ambientale e della salute? Esistono metodi per calcolare l’impatto sanitario di un’industria? La Valutazione del Danno Sanitario (VDS) è uno strumento scientifico realizzato dall’Arpa Puglia che stima l’impatto sanitario nello scenario pre-AIA (prima della realizzazione delle prescrizioni) e post-AIA (dopo la realizzazione delle prescrizioni). La prima VDS è stata realizzata nel 2012 sulla base delle prescrizioni AIA 2011 e del riesame del 2012. I risultati sono RACCAPRICCIANTI…
- Scenario pre-AIA: rischio di ammalarsi di cancro per 22.500 tarantini!
- Scenario post-AIA rischio di ammalarsi di cancro per 12.000 tarantini (RISCHIO NON ACCETTABILE), che diventano 14.000 se si sommano le emissioni del porto di Taranto e della Raffineria ENI. Perchè, ebbene si, oltre all’Ilva abbiamo anche una delle più grandi raffinerie che vi sono in Italia…Nel 2019 invece sono stati diffusi i dati sulla valutazione integrata di impatto ambiente e salute (VIIAS), i quali hanno confermato i risultati delle precedenti VDS. Si stima un rischio non accettabile a Taranto anche per lo scenario 2015 (con AIA in esecuzione), a fronte di una produzione di soli 4,7 milioni di tonnellate di acciaio, che voglio ricordare È UNA PRODUZIONE INFERIORE (e quindi meno inquinante) A QUELLA PREVISTA DALL’AIA (8 milioni di tonnellate acciaio).
5) LO STABILIMENTO SIDERURGICO È UN ANTI-BRAND CHE IMPOVERISCE IL TESSUTO PRODUTTIVO E IMPRENDITORIALE LOCALE
Taranto è sempre stata conosciuta come la “Città dei Due Mari” per il legame inscindibile e millenario con il mare cristallino, le colonie di delfini nel Golfo, la pesca, la storia e i reperti archeologici della Magna Grecia, le isole Cheradi, i cavallucci marini del Mar Piccolo, la mitilicoltura d’eccellenza, ecc...Tuttavia ORA, a causa dell’Ilva, la città è conosciuta con quell’immagine di malattia e morte che tiene lontano da Taranto investimenti e turisti. Ad esempio, il settore dell’agricoltura impiega circa 30 mila lavoratori in provincia di Taranto e produce prodotti di elevata qualità ma immaginate…quale reazione può avere un consumatore quando viene a sapere che un prodotto agricolo è made in Taranto? Ovviamente lo stabilimento siderurgico non solo produce eventi di malattia e morte ma danneggia irrimediabilmente anche l’immagine del territorio. Con il termine “brand” si intende un marchio di un prodotto o di una linea di prodotti soggetti a promozione per fini di commerciali. Lo stabilimento siderurgico rappresenta invece un anti-brand per Taranto.
P.S. Dal 2010 vige un divieto di pascolo nelle aree incolte nel raggio di 20 km dal polo siderurgico.
P.P.S. Vige anche un divieto di coltivazione dei mitili nel primo seno del Mar Piccolo.
6) UNA CONSIDERAZIONE SULLA DECARBONIZZAZIONE
6) UNA CONSIDERAZIONE SULLA DECARBONIZZAZIONE
Abbiamo sentito parlare molto anche di decarbonizzazione dell'Ilva...Ora, al netto del fatto che qualcuno ci debba ancora spiegare cosa sia la decarbonizzazione dell'Ilva...so che in realtà la decarbonizzazione è una riduzione del rapporto carbonio - idrogeno nelle fonti di energia - e non nella produzione di acciaio - e che essa si completa nel momento in cui nel processo di produzione energetica viene impiegato solamente idrogeno e non carbonio. Qualsiasi processo produttivo che qualcuno abbia intenzione di avviare, dovrà necessariamente essere sottoposto a una Valutazione di Danno Sanitario che si basa sulle nuove linee guida VIS emanate a dicembre 2018 dal ministero della Salute. In pratica, in maniera preventiva si dovrà valutare il rischio delle emissioni sulla popolazione, il riscontro epidemiologico e tossicologico!
7) TARANTO COME GENOVA
Nel 1998 è stata emanata la Legge 9 dicembre 1998, n. 426 “Nuovi interventi in campo ambientale” per affrontare la grave crisi ambientale che il siderurgico a Genova aveva creato al territorio. Parliamo di uno stabilimento molto più piccolo dell’attuale sito di Taranto, quindi anche meno inquinante. Con l’art. 8 e seguenti è stata prevista la chiusura dell’area a caldo (quella maggiormente inquinante), è stato previsto inoltre il mantenimento dei livelli occupazionali e il mantenimento dell’area a freddo. La chiusura effettiva dell’area a caldo è stata fatta nel 2005. Da allora la produzione dell’area a caldo di Taranto produce bramme sia per l’area a freddo di Taranto ma anche per quella di Genova. Per cui possiamo dire che l'inquinamento che veniva creato a Genova non è stato annullato ma semplicemente è stato spostato a Taranto aggiungendosi all'inquinamento già insostenibile che era presente.
PER TUTTO QUESTO…
- Vogliamo che a Taranto e ai lavoratori di Taranto venga riservato LO STESSO TRATTAMENTO CHE È STATO RISERVATO A GENOVA.
- VOGLIAMO UNA PROGRESSIVA CHIUSURA DELL’AREA A CALDO, pianificando da subito e realizzando in un tempo ragionevole SIA LE MISURE PER I LAVORATORI SIA GLI STEP DI CHIUSURA DEGLI IMPIANTI DELL’AREA A CALDO IN UN PERIODO CHE NON PUÒ ESSERE SUPERIORE A QUELLO CHE È STATO FATTO A GENOVA.
- VOGLIAMO INOLTRE CHE VENGA AVVIATA A TARANTO UNA RICONVERSIONE ECONOMICA DELLA CITTÀ, NON PERCHÉ SIAMO CAMPANILISTI MA PERCHÉ IL CAPOLUOGO IONICO HA SACRIFICATO LA VITA E IL PROPRIO SVILUPPO DIETRO INTERESSI NAZIONALI CHE AD OGGI HANNO CREATO MALATTIA, MORTE E DISOCCUPAZIONE!
#TARANTOLIBERA
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