Non passa inosservato il fatto che Taranto Energia srl e Ilva SpA siano tenute a pagare all’Autorità per l’energia elettrica e il gas più di 55 milioni di euro, in quanto dal 2012 al 2014 non hanno acquistato i cosiddetti certificati verdi, una forma di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che si basa proprio sull’obbligo di immettere ogni anno nel sistema elettrico nazionale una quota di elettricità prodotta da impianti alimentati da fonti non fossili.
Ho depositato sul tema una interrogazione parlamentare ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico per chiedere quali siano le iniziative di loro competenza affinché queste risorse dovute vengano tempestivamente recuperate. Ho chiesto chiarezza su questi punti perché lo strumento dei certificati verdi è molto importante per due ordini di motivi: si tratta di un meccanismo atto principalmente a tutelare l’ambiente e lo sviluppo sostenibile tramite la promozione dello sfruttamento dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, e d’altra parte detiene uno scopo che si rivela importante anche a livello sociale.
Infatti, le risorse derivanti dalle sanzioni alle aziende inadempienti vanno a incrementare un fondo destinato a progetti volti alla riduzione sulle bollette dei cittadini degli oneri tariffari e l’incentivazione delle fonti rinnovabili. Pertanto alla luce di queste considerazioni è quantomai doveroso pretendere tempi certi sul pagamento delle sanzioni all’Arera da parte di Ilva e Taranto Energia: l’ambiente, la promozione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e le positive ricadute sulla quotidianità dei cittadini richiedono costante tutela e controllo
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