L’immunità penale non è un esperimento di alchimia, è una norma giuridica e come tale va trattata.
Per comprendere il contesto sociale e politico in cui ci muoviamo, traccio brevemente un distinguo: da una parte subiamo l’onniscienza di un gruppo di sedicenti tecnici, a volte esperti in materia giuridica, altre volte specializzati in tematiche ambientali, talvolta qualificati conoscitori di tecniche industriali, nel tempo libero mentori in materie umanistiche ma anche spalleggiatori politici secondo vento, che ultimamente hanno concentrato le loro energie in commenti, critiche e affermazioni di verità giuridiche superiori senza il supporto di un testo scritto che minimamente possa essergli stato da guida nelle loro osservazioni.
Dall’altra parte ci siamo noi del Movimento 5 Stelle al Governo del Paese che, anche su Taranto, ci muoviamo forti di una consapevolezza: aver fatto un buon lavoro, di concerto con il Governo, assumendoci la responsabilità e l’onore di essere promotori e sostenitori di un lavoro dedicato interamente al capoluogo ionico.
Ora, dopo aver osservato per giorni e giorni i castelli costruiti nell’aria dalle suddette personalità onniscienti, la Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana ha messo nero su bianco la tanto attesa norma sull’abrogazione dell’immunità penale: introdotta, modificata e ampliata proprio dal partito (guarda caso il Pd) che molti tra i conoscitori della ‘verità assoluta’ hanno affiancato nelle precedenti tornate elettorali. Tanto che, inizialmente ho pensato di ignorare le critiche, impegnato come sono nel perseguire la mia priorità, ossia continuare a dare il mio contributo per la risoluzione dei problemi di Taranto. Ma ora, l’atteggiamento è divenuto talmente insopportabile e mistificatorio dell’impegno profuso e dei risultati raggiunti, da essere costretto a mettere un punto.
Si ragioni allora insieme, con competenza ed onestà.
Fortunatamente, non è costume del Movimento 5 Stelle considerare il Paese, gli elettori e tantomeno i tarantini ‘un target’ da convincere. Amareggia leggere che, chi ci critica, considera il popolo Facebook come una massa di disinformati e ignoranti.
Finora chi ha omesso, mentito, mistificato non siamo stati certamente noi.
Ma dimostriamolo. Partendo proprio dal Dossier redatto dai preziosi uffici del Servizio Studi della Camera, a corredo del dl Crescita, il quale reca la norma sull’immunità penale oggetto di dibattito.
Non voglio commentarlo. Voglio riportare le parti pertinenti testualmente fra virgolette senza manipolazioni di commento: “In particolare, il decreto-legge limita dal punto di vista oggettivo l’esonero da responsabilità alle attività di esecuzione del c.d. piano ambientale escludendo l’impunità per la violazione delle disposizioni a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e individua nel 6 settembre 2019 il termine ultimo di applicazione dell’esonero da responsabilità”.
Chiedo adesso: l’immunità è stata tolta? Approfondisco.
Punto primo. Con la norma contenuta nel decreto legge sulla crescita è abrogata con effetto immediato l’immunità penale prevista per l’ex Ilva di Taranto per le condotte da chiunque poste in essere che comportino la violazione di norme a tutela della salute, dell’incolumità pubblica e della sicurezza dei lavoratori.
Punto secondo. A partire dal mese di settembre 2019, l’“immunità penale” verrà meno ? sia per il gestore ArcelorMittal, sia per i Commissari straordinari ? in relazione a condotte in contrasto con la normativa ambientale.
Punto terzo. In questo lasso di tempo non sarà comunque possibile avvalersi dell’esenzione dalla responsabilità penale se le condotte poste in essere non siano pienamente rispettose dei termini e delle modalità previste dal DPCM 29 settembre 2017, aggiornato dall'Addendum ottenuto dal Ministro Di Maio.
Immunità tolta. Senza se, senza ma, senza forse.
Ciò che leggo in uno tra gli ultimi interventi distruttivi della norma e del lavoro fatto finora: “Nei dl del governo Renzi l'immunità penale era circoscritta all'attuazione del piano ambientale, nel Decreto Crescita nelle more dell'attuazione dell'AIA”: FALSO. Nei dl del governo Renzi l'immunità penale non era circoscritta all'attuazione del Piano ambientale ma estesa alle possibili violazioni della normativa a tutela della salute, incolumità pubblica e sicurezza dei lavoratori.
Chi mente? Noi, possiamo dire con certezza, di aver tolto da subito anche questo.
Andiamo avanti. Il Dossier del Servizio Studi della Camera è prezioso anche perché ci aiuta a capire il motivo per cui dovevamo intervenire dopo i vergognosi decreti voluti dal PD.
Qui la questione diventa più complessa ma chiedo di avere la pazienza di seguire il lavoro meticoloso dei documentaristi.
Nel Dossier sopracitato si legge: “Prima dell’entrata in vigore del decreto-legge [n.d.r. cioè il decreto crescita], in base alla formulazione letterale del terzo periodo, l’esonero da responsabilità penale e amministrativa era destinato ad operare fino al 29 marzo 2019 (ovvero 18 mesi decorrenti dall’entrata in vigore del DPCM 29 settembre 2017)” .
Appena dopo si soggiunge che: “Sul punto il parere reso il 21 agosto 2018 al Ministero dello sviluppo economico dall’Avvocatura dello Stato ha individuato nel 23 agosto 2023, data di scadenza dell’A.I.A. il termine di efficacia dell’esimente”.
Ed ancora poche righe sotto si aggiunge ancora: “Nell’ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale, emessa in data 8 febbraio 2019 dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, [...] secondo il GIP, l'operatività dell'esimente è stata prorogata sino al 30 marzo 2019 e «non sono chiare le ragioni di questo “scollamento” tra il periodo dell'attività autorizzata (sino al 23 agosto 2023) e la copertura temporale della esimente (30 marzo 2019)”.
Chiedo ora: si conviene che non vi fosse chiarezza sul termine finale dell’immunità penale?
Per vero, un professore di diritto Costituzionale forse tirerebbe le orecchie a tutti perchè il sistema delle fonti del diritto non dovrebbe lasciare dubbi ma il diritto vivente, a volte, subisce l’intollerabile sacrificio della sua chiarezza e linearità per colpa di un legislatore che si affanna a emanare provvedimenti ad hoc (come ad esempio i 13 decreti salva-Ilva). E quindi, l’ordinamento finisce per risultare poco intellegibile, consentendo la sostenibilità di più tesi fra loro in contrasto, evidentemente anche ad autorevoli giuristi come quelli che compongono l’Avvocatura dello Stato e gli illustri magistrati che notano ‘scollamenti’.
Era allora il caso di fare una norma come quella presentata nel dl Crescita che mettesse fine a questa triste e anomala previsione di immunità.
Ora tutto è chiaro (per chi ha l’onestà di riconoscerlo).
E con questo si risponde anche a un’altra irricevibile accusa, ossia quella di voler annullare l'azione del Tribunale di Taranto. Secondo i nostri detrattori, il Movimento 5 Stelle “oltre a rinnovare l'immunità penale [ma abbiamo già dimostrato che così non è] va a contrastare proprio il ricorso alla Corte Costituzionale del Gip Ruberto così come i decreti succeduti dal 2012 annullarono l'azione della Magistratura tarantina che aveva sequestrato gli impianti a luglio del 2012”.
Il meccanismo evocato che comporterebbe tecnicamente una cessazione della materia del contendere, in ragione della modifica normativa sopravvenuta, non reca danno alla lodevole azione della Magistratura penale tarantina, sempre attenta a garantire la legalità delle condotte poste in essere, anzi, dimostra che la medesima preoccupazione di garanzia è sentita anche dal Governo, che tempestivamente si è fatto portavoce di quei bisogni, corretto interprete e concreto attuatore.
Il rispetto del Movimento nei confronti della magistratura non è contestabile da nessuno.
Insomma, la pretestuosità delle critiche sconfina nel ridicolo, se non proprio nella malafede strumentale alle competizioni elettorali ormai prossime.
Ma non volendosi sottrarre a nessuna spiegazione, resta da contestare il puntuale richiamo al comunicato nr. 84 del MEF. La nota in poco più di una paginetta presenta quasi una cinquantina di disposizioni e ovviamente, non essendo una relazione tecnica al decreto, semplifica. Pertanto, quando afferma che “viene eliminata l’esclusione dalla responsabilità penale per l’attuazione del piano ambientale e limitata solo alle condotte legate all’attuazione dell’autorizzazione integrata ambientale” risulta involuta: dal 6 settembre viene eliminata l’esclusione della responsabilità penale per l’attuazione del piano ambientale che ovviamente si realizza ponendo in essere le condotte prescritte nell’autorizzazione integrata ambientale.
E siccome di onestà intellettuale non è mai morto nessuno, si riconosce una cosa che è sfuggita anche ai nostri detrattori: la medesima nota soggiunge che “restano penalmente rilevanti le condotte in violazione della tutela dei lavoratori della sicurezza e di norme ambientali”. Non è proprio corretto, ahimè: non “restano” penalmente rilevanti, ma lo “ridiventano”, perchè il buon PD aveva reso esente da responsabilità penale anche le condotte in violazione della tutela dei lavoratori, della sicurezza e di norme ambientali. Perchè lo aveva fatto? Chissà…ma non importa più, abbiamo cancellato questo abominio dal giorno dopo la pubblicazione del dl Crescita in gazzetta ufficiale.
Alla polemica sulle dichiarazioni rese dal CEO di ArcelorMittal Europa invece non rispondo perchè i miei interlocutori sono i cittadini, sono loro i miei unici lobbisti e non sono abituato a rispondere ad altri desiderata.
Credo di avere abusato davvero della pazienza di chi ha letto queste righe. Ma un chiarimento era dovuto. Ora torno a lavorare, mi occupa la necessità di garantire la rilevanza anche dell’impatto sanitario di un impianto industriale. Per questo sto lavorando con i Ministri della Salute, Giulia Grillo e dell’Ambiente, Sergio Costa alla revisione della Valutazione del Danno Sanitario (VDS) in funzione preventiva, modificando il dm del 2013.
Gli altri continuassero la polemica, se non ritengono di chiedere scusa. Non a me. Ma ai tarantini. Perchè fa specie che gli altri continuino in sterili polemiche invece di occuparsi di Taranto.
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