Interrompo il silenzio su Ilva, vi spiego quello che è successo e cosa faremo

Interrompo un silenzio durato molti giorni. 

Sono stato ad ascoltare e sono rimasto in silenzio. 
Un silenzio imposto da chi ha dimostrato di non saper dialogare.

Chi conosce a fondo il Movimento 5 Stelle sa che la comunicazione tra portavoce e cittadini è una componente fondamentale del nostro operato. Mentre le spiegazioni del Governo su Ilva facevano il loro normale corso, mi sono auto imposto il silenzio per dare un segnale. Non ci siamo sentiti traditi dal nostro capo politico, non siamo stati esclusi da nessuna trattativa, nel corso di questi mesi i parlamentari di Taranto sono stati interlocutori di coloro che avevano la responsabilità politica di dare risposte. 
Ho personalmente portato nei tavoli ministeriali la voce di Taranto che è sempre stata da parte nostra la chiusura delle fonti inquinanti e la ricoversione economica di Taranto. Un inciso però è d’obbligo: in campagna elettorale, così come nei mesi e negli anni precedenti, non abbiamo mai sostenuto che l’Ilva potesse essere chiusa dall’oggi al domani, perché tutti sappiamo che non è “una caldaia che si spegne con un interruttore” e inoltre avremmo dovuto attendere la creazione di posti di lavoro, le bonifiche in primis e, quindi un percorso nel quale la chiusura delle fonti inquinanti è sempre stato l’obiettivo da raggiungere attraverso una riconversione economica. 

Mi dispiace per tutti quei cittadini che in maniera obiettiva, critica e costruttiva mi hanno chiesto spiegazioni. Vi dico che su questo sono in ritardo per scelta, le offese e le minacce che ho ricevuto sono tante e di una tale gravità che l’indifferenza è stata ed è l’unica risposta meritevole. Ci hanno chiamato assassini, criminali, qualcuno ha messo le nostre foto a testa in giù; tutto questo disprezzo senza aver votato un solo provvedimento contro Taranto o i tarantini ma anzi avendo già promosso proposte utili in Commissione per il nostro territorio e, segnalato storture che tramite Regione, Provincia e Comune continuano ad avere conseguenze sulla nostra terra! La mia collega Rosalba De Giorgi è stata aggredita verbalmente in piazza, a lei la massima solidarietà! 
I nostri attivisti, ai quali va la mia più profonda stima, hanno subito danneggiamenti e provocazioni presso la sede storica del meet up. 

HO SUBITO UN PROCESSO PER DIFENDERE QUESTA CITTÀ DALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI E NON CREDO DI MERITARE, CON ME I MIEI COLLEGHI, QUESTO TRATTAMENTO, PERCHÈ NEL SOGNO DI UNA TARANTO LIBERA CI CREDIAMO FORTEMENTE!

Qualcuno giustamente penserà che per poche decine di persone non è possibile o addirittura accettabile bloccare una comunicazione che c’è sempre stata. Pensiero certamente condivisibile e giusto ma l’amarezza per questo comportamento riprovevole è tanta, anche perché queste poche decine di persone sono tra coloro che insieme ai portavoce tarantini hanno sostenuto l’obiettivo di una Taranto libera ma, anche loro si erano resi conto da molto tempo dell’impossibilità di chiudere l’Ilva immediatamente, perché i lavoratori sarebbero rimasti a casa e avremmo avuto una seconda Bagnoli.

Da oggi però prendo coscienza, è un nostro percorso non il loro, mi dispiace dirlo ma lo hanno ampiamente dimostrato. Il punto di partenza è il nostro, l’obiettivo rimane lì, fisso e, il lavoro che si sta facendo ha dato finalmente alla vicenda Ilva un imprinting di trasparenza che in passato non c’è mai stata. Però, come ben sapete, non sono ancora soddisfatto e mai lo sarò fino a quando l’obiettivo non sarà raggiunto.

Il mio pensiero rivolto all’uso della parola verbale e scritta, nonchè atteggiamenti aggressivi, che alcuni onniscienti di Taranto continuano a portare avanti si esaurisce qui, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. 
A voi che mi avete chiesto informazioni su quello che è successo, invece, dico che ci siamo ritrovati davanti a una circostanza di mani legate. Sì mani legate, perché non è una trovata politica o comunicativa quella che, in primis Di Maio, abbiamo fatto presente: se finora abbiamo assistito a tanta confusione è soprattutto perché c’è stata fino alla fine di aprile 2018 una chiara volontà da parte del governo precedente del Pd di mantenere al margine tutte le carte della vicenda Ilva. Noi, in contemporanea con i cittadini, siamo riusciti a conoscere il contratto con Arcelor Mittal solo poco meno di cinque mesi fa, perché fino ad allora non era stato reso pubblico dal Ministero. Siamo davanti a un fatto non a chiacchiere: l’Esecutivo targato Pd ha lavorato su Ilva seguendo una linea non trasparente, velocizzando in maniera inspiegabile alcuni passaggi...perchè firmare un contratto così in fretta? Ora Di Maio ha portato le carte in Procura e non mi sorprenderebbe se la magistratura ci rivelasse qualcosa che ancora non è noto…

LO ABBIAMO DETTO E RIDETTO MA NON È MAI SUFFICIENTE CONFERMARE CHE: 

Non c’erano i presupposti per annullare la procedura di gara.
E per capire le motivazioni partiamo proprio dal concetto di INTERESSE PUBBLICO CONCRETO E ATTUALE. Cos’è? Perché ha svolto un ruolo da protagonista? E soprattutto cosa sarebbe successo se la gara fosse stata comunque annullata?

Secondo la legge, la giurisprudenza in materia e, anche secondo quanto affermato dall’Avvocatura dello Stato, per INTERESSE PUBBLICO CONCRETO E ATTUALE non si deve intendere in maniera distinta L’AMBIENTE, la SALUTE, il LAVORO e neanche il mero ripristino della legalità (violata dall’operato precedente). Esso è l’interesse pubblico ALL’ANNULLAMENTO DELLA GARA!!!
Per questo sarebbero servite quindi specifiche e concrete esigenze pubbliche di annullamento degli atti di gara e non solo un’astratta affermazione di interessi ambientali.

Sebbene io sia coinvolto emotivamente e abbia anche io come voi provato tanta rabbia per la situazione in cui ci siamo ritrovati nostro malgrado, devo comunque rilevare che le illegittimità profilate nei pareri richiesti non sono sufficienti per il tanto agognato annullamento.
Questo cosa significa? Che la legge ad oggi ci chiede un interesse pubblico attuale e concreto che però non si è verificato, in quanto i fatti risalgono ai due anni precedenti. La procedura di gara si è già esaurita da molto tempo mentre la legge chiede che il potere di annullamento venga esercitato entro un termine ragionevole. Inoltre l’altra impresa che non è risultata aggiudicataria della gara è ormai sciolta: AcciaItalia Spa è stata posta in liquidazione e successivamente cancellata dal Registro delle imprese. Quindi non c’è un’altra offerta che potesse giustificare un interesse pubblico concreto ed attuale.

Per essere ancora più chiaro è necessario sottolineare che l’annullamento, anche se disposto, non avrebbe comunque prodotto nessun effetto utile! Ma anzi, se avessimo annullato la gara, Mittal avrebbe fatto ricorso e, oltre agli oneri economici che lo Stato avrebbe speso (perdendo il ricorso perchè non vi sono margini giuridici per vincerlo), Mittal sarebbe comunque entrata nelle disponibilità dello stabilimento ma alle condizioni previste da Calenda! Così, si sarebbero perse le migliorie dal punto di vista occupazionale e - per quanto sappiamo non siano ancora sufficienti - anche ambientale che invece siamo riusciti a ottenere nella trattativa, la quale ripeto aveva come punto di partenza la proposta di Mittal oggetto di contratto.

L’aspetto importante da capire è che realmente il lavoro svolto dal precedente governo sulla trattativa Ilva ha compromesso le decisioni prese oggi.

ECCO PERCHÈ SIAMO DAVANTI A UN CASO DI MANI LEGATE MA NON PER COLPA NOSTRA!

FACCIAMO PERÒ UN ATTIMO UN PASSO INDIETRO…

ASPETTO NUMERO UNO: A un certo punto il termine per la realizzazione del Piano ambientale è stato spostato al 2023 ma i termini della gara non sono stati riaperti, violando così il principio di concorrenza.

ASPETTO NUMERO DUE: Non sono stati concessi i rilanci nell’ambito della procedura di gara, configurando in questa maniera un eccesso di potere.

Queste ILLEGITTIMITÀ hanno impedito di ampliare la platea di aziende partecipanti alla gara, di migliorare l’offerta e hanno messo a rischio le conseguenti tutele ambientali e occupazionali.

Ma veniamo all’IMMUNITÀ PENALE nel completamento del piano ambientale.
L’immunità penale è stata inserita dal Governo precedente attraverso due decreti e in poco tempo si è trasformata in UNA PRECONDIZIONE DEL CONTRATTO DI ACQUISIZIONE DI ILVA!
ATTENZIONE: Una precondizione giudicata LEGITTIMA anche dall’Avvocatura dello Stato perché sull’immunità penale si è espresso anche il Parlamento, nonostante la nostra strenua opposizione! Sull’immunità purtroppo la Corte Costituzionale non si è espressa per cui anche la sua presunta incostituzionalità, non è stata decretata da alcuna sentenza.
Questa IMMUNITÀ però NON è INFINITA, ha una scadenza!
E noi ci impegniamo a non consentire NESSUNA PROROGA e nessun’altro sconto sulle responsabilità, come invece hanno fatti i nostri predecessori, perché, l’accordo raggiunto consente all’Amministrazione straordinaria di diventare IL CONTROLLORE DI ARCELOR MITTAL. Lo so, noi tarantini nei controlli ci crediamo poco ma avremo alcuni aspetti in più: una situazione commissariale più efficiente e un comitato di controllo dei cittadini. Sull'immunità poi sono in corso altri approfondimenti perchè non vogliamo lasciare nulla di intentato.

Cerchiamo di riprendere OBIETTIVITÀ davanti ai fatti!
L’amarezza è tanta per non essere riusciti da subito a chiudere la principale fonte inquinante (anche se questa situazione, qualora si fosse realizzata avrebbe significato non aver rispettato quanto abbiamo sempre dichiarato, ossia chiusura delle fonti inquinanti attraverso un piano di riconversione economica in modo da non lasciare indietro alcun operaio) ma con onestà vi dico che abbiamo fatto davvero di tutto. Avevamo un piano B ma non è stato possibile realizzarlo. Non è certamente finita qui e non è uno slogan ma un impegno che porteremo avanti giorno dopo giorno, il nostro obiettivo ribadisco rimane la riconversione economica di Taranto, altrimenti quei mostri non chiuderanno mai!

Partiamo dal risultato che siamo riusciti a ottenere adesso:

? UN ACCORDO SINDACALE con zero esuberi, l’assunzione di 10.700 operai con mantenimento dei diritti pregressi, nessun licenziamento e ben 250 milioni di euro per la gestione degli esodi volontari;
? UN PIANO AMBIENTALE anche se non soddisfacente poiché si è dovuto lavorare su quello attualmente vigente per Mittal ma NETTAMENTE MIGLIORATIVO con scadenze più serrate, anche sui parchi minerari. Ricordo che fino a 6 milioni di tonnellate (quota che non potrà essere superata fino alla realizzazione del piano ambientale e che è il limite certificato nella VDS da Arpa Puglia come soglia di rischio accettabile). Lo so, non possiamo accontentarci di questo però, se Mittal non rispetterà le date, anche quelle intermedie (e noi sappiamo come fino ad ora nessuno ci sia riuscito), sarà inadempiente e ne subirà le conseguenze rispetto al contratto.

ORA NON ABBIAMO TEMPO DA PERDERE
Dobbiamo pianificare subito la riconversione economica che, come avvenuto nelle altre città dove si è realizzata, sarà di breve, medio e lungo termine. Dobbiamo puntare a far diventare Taranto sempre meno dipendente dal siderurgico, lasciamoci alle spalle l’unico modello “cosiddetto” di sviluppo che ci hanno imposto, ossia quello dell’industria pesante e obsoleta!

Dopo tutto l’impegno profuso continuiamo a sostenere l’operato dell’attuale responsabile del Mise. Il Ministro Luigi Di Maio ha già prefigurato la possibilità di richiamare a Taranto l’interesse di investitori, insieme alla realizzazione di un piano strategico per la riconversione economica del capoluogo ionico.

È un appello quello che rivolgo alla città, continuate a starci vicino e insieme lavoreremo per una nuova prospettiva di cambiamento!

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Tempo di lettura: 13'

Pubblicato il: 19/09/2018 - 18:16:5


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