Sia chiaro, lo stabilimento siderurgico di Taranto è una fonte inquinante che ci preoccupa ma sui dati diffusi alla fine dello scorso mese da Peacelink è necessario fare chiarezza. La concentrazione di benzene rilevata grazie all’installazione della centralina di monitoraggio Cokeria presenta nei mesi di gennaio-febbraio 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 un incremento percentuale pari al 32% e non, come mendacemente indicato dall’associazione ambientalista, al 160%. Prendendo i dati ‘a muzzo’ si potrebbe dire che nel bimestre gennaio-febbraio 2019 rispetto al bimestre gennaio-febbraio 2017 il valore degli inquinanti PM10, PM2,5, Black Carbon sia diminuito. Altresì, Peacelink ha dimenticato di specificare nella comunicazione analitica dei dati che gli stessi facevano riferimento al mese di febbraio 2019, sebbene al momento della pubblicazione il mese non fosse ancora volto al termine. Nel merito Arpa non condivide il calcolo della mediana effettuato da Peacelink, in quanto i limiti normativi previsti dal decreto legislativo n.155/2010 fanno riferimento alla media aritmetica delle concentrazioni rilevate in un dato periodo su base media giornaliera o annuale. Una differenza matematica non di poco conto.
Come è noto l’associazione ambientalista guidata da Marescotti utilizza per il monitoraggio dell'inquinamento ambientale a Taranto e provincia la piattaforma online Omniscope che, secondo quanto riportato da Arpa, presenta dati medi giornalieri di benzene non corrispondenti a quelli effettivi e ufficiali rilevati dall’Agenzia ma risultano superiori perché moltiplicati per un fattore di 10. È normale, quindi, come questa modalità abbia verosimilmente comportato una sovrastima delle concentrazioni, sino ad arrivare a calcolare un fallace incremento del 160%. Peacelink, di fatto, ha seguito un iter analitico abbastanza superficiale, un confronto di dati che, sempre secondo Arpa, risulta improprio dal punto di vista tecnico-scientifico, infatti l’associazione ambientalista non prende in considerazione le variabili meteorologiche, le quali notoriamente possono concorrere ai cambi delle concentrazioni. Se avessero davvero voluto offrire alla cittadinanza un servizio veritiero e utile, avrebbero dovuto effettuare un raffronto che mettesse in relazione le concentrazioni rilevate con le concomitanti condizioni meteo e con le corrispondenti emissioni delle sostanze monitorate, e quindi con le condizioni di esercizio dell’impianto.
Ed è proprio sulla scia della variabile climatica che voglio soffermarmi per spiegare il motivo dell’effettivo incremento di benzene proveniente dal sito Cokeria. Tale aumento emissivo potrebbe proprio essere correlato alla chiara differenza meteorologica tra i mesi di gennaio-febbraio 2018 comparati agli stessi del 2019; l’alta concentrazione di piogge nel 2018 ha di sicuro avuto un effetto sulle concentrazioni di inquinanti nell’aria, rispetto invece al 2019 - con specifico riferimento al mese di febbraio - risultato meno piovoso”.
Confutati i dati del sito Cokeria, passo al sito Via Orsini-Tamburi, confermando che, dati Arpa alla mano: al momento non sono state riscontrate criticità per quel che riguarda il rispetto dei valori limite normativi di qualità dell’aria. Ripeto - perchè qualcuno strumentalizzerà in malafede quanto ho sostenuto prima - il problema dell’inquinamento a Taranto non è finito ma questa tematica deve essere affrontata con metodi scientifici e non con la voglia di fare allarmismo. Per questo sto lavorando con il Governo per realizzare una Valutazione del Danno Sanitario (VDS) preventiva, in modo da conoscere già oggi quale sarà l’impatto sanitario che ci sarà a termine degli interventi del Piano Ambientale.
Nessuno del Movimento 5 Stelle ha mai detto che lo stabilimento siderurgico non inquina, anzi il problema esiste ma la realtà non può essere messa - a uso e consumo di alcuni - sul tavolo sacrificale del protagonismo e dell’allarmismo a ogni costo: il ministero dell’Ambiente, come anche l’interno Governo, hanno aperto da subito un focus su Taranto e nello specifico sull’ex Ilva, dimostrando un’attenzione particolare per quanto riguarda le indicazioni previste dal Piano ambientale. Vogliamo fare molto di più e giungere alla chiusura delle fonti inquinanti ma 60 anni di disastri non si risolvono con una bacchetta magica.
Del resto, è noto come gli interventi sulle cokerie o su altre aree si realizzeranno nel corso del tempo e termineranno con la conclusione del piano ambientale. I dati imprecisi diffusi da Peacelink ci rivelano solo una cosa, ovvero che ci aspetta una campagna elettorale, per le Europee prima e successivamente per le Regionali, purtroppo tra le peggiori degli ultimi tempi.
Non è la prima volta che Peacelink pubblicamente diffonde notizie imprecise come ad esempio è successo sulla Legge Ecoreati, dove addirittura avevano diffuso la fake news che l’approvazione della legge corrispondesse ad annacquare il processo Ilva, cosa che ovviamente si è rivelata falsa, oppure altre notizie imprecise sulle trivelle o sui fanghi di depurazione. Sembra sempre più evidente che questo atteggiamento derivi da mire esterne all’ambientalismo, altrimenti non si spiegherebbe il silenzio di Peacelink sul nuovo ampliamento dei lotti I e II di Italcave che sta avvenendo all’interno dell’area comunale di Taranto. Non si può far meno di mettere in evidenza che la responsabile del nodo di Taranto di Peacelink è la stessa persona che si candida ad ogni competizione elettorale con i Verdi e che, alle ultime politiche, era alleata con il Pd dei decreti ‘Salva Ilva’ e ‘Sblocca Italia’, ora abbiamo letto addirittura di un avvicinamento ad Emiliano nonostante quest’ultimo voglia continuare a mandare i rifiuti pugliesi a Taranto. C’è chi da una parte diffonde solo menzogne e chi dall’altra continua a fare indigestione di queste falsità non accorgendosene. I cittadini di Taranto non hanno più bisogno delle vostre chiacchiere.
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