Dietro al Piano regionale pugliese sulla gestione dei rifiuti urbani è celata la volontà del Presidente Emiliano di continuare a promuovere sul territorio sia lo smaltimento in discarica che l’attività degli inceneritori. Questo tipo di attività rappresenta infatti un business per i gestori privati, d’altro canto i cittadini continuano a sopportare enormi costi. A dircelo sono i fatti, avvalorati dai dati, che rivelano il diverso approccio perseguito dall’Amministrazione pugliese rispetto al ‘modello Treviso’, preso in considerazione dal governo nazionale sul tema della gestione dei rifiuti.
La direttiva quadro sul tema 2008/98/ce contiene la precisa gerarchia da seguire per una corretta gestione dei rifiuti: riduzione a monte della loro produzione, preparazione al riutilizzo, riciclo, recupero, recupero energetico e smaltimento. Mentre, ad oggi, in Puglia, secondo l’ultimo rapporto 2017 ISPRA sui rifiuti urbani, la pratica più diffusa rimane lo smaltimento in discarica (e inceneritore), ossia l’ultimo gradino presente nell’elenco europeo. Per ogni pugliese, finiscono a TMB (trattamento meccanico biologico) e, quindi successivamente in discarica e inceneritori ben 226 kg pro capite, mentre la media delle percentuali di raccolta differenziata è ancora sotto i limiti stabiliti dalla legge, attestandosi al 34,3%. Il modello Treviso, invece, punta a una informazione capillare e a misure incentivanti, create per ‘educare’ i cittadini a ridurre la produzione di rifiuti. In concreto, la provincia di Treviso presenta una media di produzione annuale a persona di 402,3 kg, in Puglia siamo a 471,1, inoltre, sempre in provincia di Treviso si raggiunge un’altissima percentuale di raccolta differenziata pari all’87,9%. Ma, la vera differenza che rende chiaro il valore dell’economia circolare e del perché la provincia di Treviso riesca ad avere una reale economia virtuosa sui rifiuti e allo stesso tempo leggera per le tasche dei cittadini, sta nel fatto che per ogni cittadino 353,4 kg di rifiuti prodotti diventano materiale da riciclo e recupero. Questo discorso applicato da noi si trasforma in soli 161,5 kg, per ogni pugliese, quindi molto meno economia circolare da sviluppare rispetto a Treviso. Per il trattamento dell’organico, sempre la provincia di Treviso, punta su molti e diffusi piccoli impianti di trattamento aerobico per realizzare compost di qualità a chilometro zero, la Puglia, al contrario, investe su pochi maxi impianti di anaerobico per produrre biogas. Per questo la scelta pugliese, oltre a produrre un output di minor qualità (che se non trattato ulteriormente in maniera aerobica non può essere definito compost), sarebbe anche economicamente insostenibile se non ci fossero i sussidi statali per la produzione di biogas.
Termovalorizzatore o inceneritore? Nessuna differenza
Sul termine ‘termovalorizzatore’ è necessario essere precisi: questa parola non risulta essere presente in nessuna direttiva europea e legge italiana; è solo un termine inventato dalle lobby dell’incenerimento che non ha alcuna attinenza con la realtà e serve ad ingannare i cittadini.
Le norme, invece, descrivono chiaramente la differenza che esiste tra gli inceneritori e gli inceneritori con recupero energetico (o co-inceneritori), è una questione di efficienza energetica: gli inceneritori con recupero energetico sono tali quando presentano un’efficienza energetica superiore al 60% per quelli costruiti prima del 2009 e, superiore al 65% per quelli costruiti dal 2009. L’obiettivo di Emiliano è invece quello di produrre CSS end of waste per cementifici e centrali termoelettriche come Cerano e CSS per inceneritori e discarica. La scelta di puntare sui CSS, a prescindere che sia end of waste, è comunque legata a finalizzare il divenire dei rifiuti a combustibile da bruciare. Le dichiarazioni del direttore generale dell’Ager, Gianfranco Grandaliano, secondo cui in Puglia non verranno costruiti nuovi inceneritori, sono in contrasto con quanto accordato da Michele Emiliano e Matteo Renzi in sede di conferenza Stato-Regioni dove si è già concordato il raddoppio dell’inceneritore di Massafra, il riavvio dell’inceneritore Amiu di Statte e l’ampliamento o costruzione di un nuovo inceneritore da 70 mila tonnellate. Riguardo le discariche in Puglia, così come confermato anche da Grandaliano, non sono previsti nuovi siti, ciò significa che gli impianti di smaltimento già esistenti continueranno a essere al servizio dell’intera regione. Tradotto: la gran parte dei rifiuti pugliesi continueranno a essere smaltiti nella provincia di Taranto a causa dell’unico ATO (ambito territoriale ottimale) fortemente voluto da Michele Emiliano.
No in Puglia e Basilicata
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