La Commissione Ecomafie ha approvato all’unanimità la relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse.
SONO NECESSARIE PIÙ RISORSE A FAVORE DEGLI ENTI DI CONTROLLO
Nelle relazione abbiamo rilevato numerose criticità e fattori di preoccupazione che riguardano principalmente il tema del decommissioning e la gestione di materiali e rifiuti radioattivi. Abbiamo poi valutato le condizioni in cui operano l’ISIN in qualità di ente di controllo e per il quale è necessario aumentare le risorse a sua disposizione, e anche la SOGIN, ossia la società di Stato responsabile del decommissioning. Nel suo caso abbiamo rilevato che le pianificazioni hanno visto negli anni considerevoli aumenti di tempi e di costi, a carico della collettività, principalmente attraverso gli oneri di sistema delle bollette elettriche.
QUADRO NORMATIVO NON COMPLETO
Un altro importante punto affrontato nella Relazione è quello relativo al quadro normativo e di governo. Questo aspetto ha messo in luce diverse criticità sia sul fronte dei decreti attuativi mancanti, i quali sono alcune decine e di cui la maggior parte risultano collegati a un decreto legislativo varato nel 1995, quindi un atto di quasi 26 anni fa, sia rispetto al recepimento della direttiva europea 2013/59 con il d. lgs. 101/2020, che introduce rilevanti modifiche e risolve importanti situazioni, ma che contiene ancora errori, introduce talune incertezze operative, rinvia a numerosi decreti applicativi.
La mancata produzione di decreti attuativi ha determinato, prima della pubblicazione del nuovo decreto legislativo n. 101, ed in alcuni casi ancora determina, incertezze o criticità su aspetti di particolare rilievo quali ad esempio la prevenzione di contaminazioni accidentali dovute alla presenza di sorgenti orfane, incertezze nelle autorizzazioni per le realizzazioni di depositi temporanei, incertezze nel trattamento di rifiuti che, oltre alla radioattività, sono caratterizzati da altre tipologie di pericolo come caratteristiche chimico tossicologiche persistenti, o la mancanza di disposizioni intese a richiedere sistematicamente l’adozione di dispositivi, provvedimenti, mezzi di rilevamento e sorveglianza.
CRITICITÀ RILEVATE ANCHE NEI SITI DI RIFIUTI RADIOATIIVI TEMPORANEI
La Commissione ha inoltre approfondito le criticità della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli derivanti dal decommissioning delle centrali nucleari e dalle sorgenti orfane. Il nostro lavoro di indagine ha interessato anche i siti dove erano presenti nel recente passato, e in taluni casi sono ancora presenti, alcune criticità per diverse motivazioni: l’impianto di cementificazione rifiuti liquidi CEMEX di Saluggia, il deposito Avogadro e il deposito LivaNova Site Management di Saluggia, il sito ITREC di Rotondella, il deposito CEMERAD.
È importante ricordare che proprio mentre la commissione Ecomafie stava lavorando alla Relazione, è stata pubblicata la CNAPI insieme all’arrivo di importanti novità normative.
Ma nonostante l’importante passo fatto in avanti dal nostro Paese sul fronte della gestione risolutiva dei rifiuti radioattivi, bisogna sottolineare che i costi e i tempi del decommissioning, i quali attualmente ammontano a 7,9 miliardi di euro con la fine dello smantellamento nel 2035, rischiano di aumentare se non si risolvono tutti i problemi che abbiamo evidenziato nella Relazione e se non si procede celermente nell’iter di realizzazione del Deposito nazionale.
IL CASO DELLA CEMERAD DI STATTE (TARANTO)
Nella Relazione della commissione Ecomafie è inserito anche un breve focus sulle attività di bonifica del deposito CEMERAD.
MA PERCHÉ LA CEMERAD?
Perché l’esperienza CEMERAD sottolinea, più di altre, l’importanza di un adeguato ed attento sistema di gestione dei rifiuti radioattivi prodotti nell’ambito di molteplici attività in tutto il territorio nazionale: ancora una volta emerge che la perdita di controllo di installazioni finalizzate a tale gestione ha conseguenze rilevanti in termini di rischi e di oneri.
Come è noto le attività di bonifica del sito sono state in gran parte interrotte per la mancanza di ulteriori fondi, i quali si sono resi necessari a causa di notevoli incrementi dei costi legati a criticità di varie origini (ritardi, pandemia, interventi strutturali inattesi e così via).
Inoltre, sebbene una considerevole parte di fusti sia stata allontanata (ad oggi permangono nel sito 3074 fusti tutti contenenti materiale radioattivo), è rilevante che la mancanza di erogazione di ulteriori fondi abbia anche impedito la prosecuzione della vigilanza armata.
È importante quindi che sia il legislatore che il Governo procedano per una celere risoluzione del problema al fine di completare in sicurezza le attività di bonifica del deposito CEMERAD.
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