La chiusura dell’area a caldo della ferriera di Servola (Trieste) tramite accordo di programma è un’ottima notizia per l’ambiente, la salute, l’occupazione e la diversificazione economica:
Ora bisogna replicare anche per l'ex Ilva di Taranto!
Da anni sosteniamo che un accordo di programma - come quello promosso per i siti industriali di Genova e Trieste - può essere lo strumento ideale per chiudere l’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto che, rispetto agli impianti collocati nelle due città del nord, presenta un processo produttivo molto più grande e inquinante.
È ormai evidente che la strada intrapresa nel 2012, di voler portare avanti a tutti i costi l’area a caldo di Taranto, sia stata fallimentare sotto ogni punto di vista. Sono stati bruciati miliardi di euro per sostenere un’industria ormai tagliata fuori dal mercato, e inoltre la salute dei tarantini è stata calpestata sotto un inaccettabile ricatto occupazionale.
Con un lavoro senza precedenti, abbiamo tolto nei mesi scorsi l’immunità penale al gestore dell’Ilva ma questo è solo un tassello dell’intera vicenda legata allo stabilimento siderurgico di Taranto.
Ora è il momento di ridare anche al capoluogo ionico un ambiente salubre e con esso diversificare l'economia.
Se qualcuno non è d’accordo, si costruisse gli altiforni sotto casa propria!
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Leggeremo nel merito la sentenza di primo grado nell'ambito del processo Ambiente Svenduto, ma quello che ad oggi possiamo dire è che l’Ilva ha rappresentato, e rappresenta ancora oggi, una vergogna di Stato!
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