Ecco il resoconto stenografico del mio intervento in commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera dello scorso 8 giugno, in occasione dell'audizone del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
"Grazie, presidente. Ringrazio e saluto il Ministro della transizione ecologica, ruolo importantissimo che entrerà nella storia, sia per l'innovazione e sulle nuove tematiche che vengono trattate, sia soprattutto per questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, fondamentale per la ripartenza del Paese in chiave green. È proprio per questo, Ministro, che questo Piano di fondamentale importanza deve essere oggettivamente orientato verso quelli che sono stati già i propositi che lei ha enunciato: una transizione ecologica, energetica, arrivare alla decarbonizzazione.
Tuttavia, nella generalità del PNRR, e ancor più nel testo del «decreto semplificazioni», noi riscontriamo delle profonde contraddizioni in merito, soprattutto per quelli che sono i tipi di progetti e di impianti che vedono in qualche maniera semplificata la normativa. Lo rileviamo soprattutto dall'articolo 17, e quindi dall'allegato 1-bis ad esso correlato, in cui non abbiamo l'elettrico, ma ci sembra che sia più incentrato verso le fonti fossili, soprattutto verso il gas. Questi nuovi impianti avranno una corsia preferenziale, una semplificazione. Avranno deroghe per costruire nuove centrali turbogas, per fare rigassificatori.
Ministro, è un elenco che trova nell'allegato 1-bis. Le tipologie di impianti sono tutte quante dettagliate. Siamo d'accordo sul biogas agricolo. È molto importante che i sottoprodotti siano riutilizzati in loco dalle stesse imprese per produrre energia. Tuttavia, bisogna porre dei vincoli dal punto di vista delle distanze, perché fare mille chilometri per portare dei sottoprodotti non è più conveniente, né dal punto di vista energetico, né dal punto di vista economico, né tantomeno dal punto di vista ambientale, ma non certo dal punto di vista dei rifiuti.
Sui rifiuti abbiamo una gerarchia quadro che è descritta già dalla direttiva 98/2008, che ci impone di trattare i rifiuti in una determinata maniera, mettendo al centro prioritariamente la riduzione a monte della produzione del rifiuto, poi il riutilizzo, il riciclo, infine il recupero energetico e lo smaltimento. Ma noi qui vediamo impianti che tratteranno lo smaltimento o il recupero energetico. Ancora una volta stiamo affrontando il tema dei rifiuti come impiantistica dal lato sbagliato, cioè dai gradini più bassi, anziché affrontarlo nella maniera corretta che la gerarchia quadro recepita dall'ordinamento italiano ci impone, ossia la riduzione a monte della produzione del rifiuto.
In tal senso, infatti, è con grande dispiacere che apprendiamo delle avversità nei confronti del recepimento della direttiva, per esempio, sulle plastiche monouso. Da questo punto di vista quella è una direttiva che dovrebbe entrare in vigore dal primo luglio. È fondamentale portarla avanti in quanto prevede una riduzione a monte della produzione del rifiuto.
In questo contesto, invece, noi ci troviamo nel PNRR questi tipi di impianti che non vanno verso la riduzione a monte della produzione del rifiuto o verso il riutilizzo, ma vediamo smaltimento e recupero energetico, inceneritori, che sono tra l'altro in contrasto con quelle che erano le linee guida che ha dato la Commissione europea proprio per redigere il PNRR.
La questione dell'idrogeno blu è presente. Ci sono, ed è scritto nell'allegato 1-bis, il CCS (cattura e sequestro del carbonio) e, ancora, il progetto dell'ENI di stoccaggio della CO2, che gli serve fondamentalmente per poi produrre l'idrogeno blu e non l'idrogeno verde. Anche qui abbiamo un evidente controsenso.
C'è la questione Ilva nel PNRR. Un miliardo gettato, possiamo dirlo, per continuare a produrre, con 6 milioni di tonnellate d'altoforno, cokerie e agglomerato, quindi andare a caldo in pieno, e 2 milioni di tonnellate di forno elettrico, con soldi dello Stato, quando lì invece si potrebbe fare quello che è stato fatto a Genova con l'accordo di programma, la chiusura dell'area a caldo e la riqualificazione dei lavoratori.
Abbiamo anche un altro punto sull'acqua. Noi siamo ben contenti che sia stato stralciato dal testo definitivo quello che nelle bozze era l'ex articolo 19, che toglieva la gestione dell'acqua ai piccoli comuni. In Italia oltre cento comuni e piccoli comuni gestiscono in proprio il servizio idrico efficiente per la cittadinanza con costi bassi. Questo ex articolo 19, grazie a un coro unanime da parte di tutte le forze politiche, è stato stralciato, ma noi dobbiamo garantire quel tipo di gestione, perché quella è la vera gestione pubblica dell'acqua efficiente, in cui il cittadino direttamente dal sindaco riesce ad avere questo tipo di situazione. In linea generale nel PNRR, invece, si spinge verso le grandi multinazionali, a prescindere dal gestore, che sia pubblico o privato, e qui abbiamo una contraddizione a dieci anni dal referendum sull'acqua.
Ancora, abbiamo dei problemi per quanto riguarda la procedura di VIA. La procedura di VIA viene completamente stravolta. Il proponente arriva a scegliere qual è l'ente competente. Il livello di dettaglio diventa trascurabile, il silenzio assenso viene potenziato. Il silenzio assenso, da che era una misura in via eccezionale in casi ben specifici, ora diventa la ratio comune, anche perché questi progetti non sono solo quelli del PNRR, ma anche quelli del PNIEC. Anche qui abbiamo un PNIEC che deve essere, tra l'altro, aggiornato con i nuovi parametri dell'Unione europea.
Infine la questione delle bonifiche. Nel PNRR non ci sono soldi per le bonifiche sui siti di interesse nazionale. Anzi, noi troviamo nel «decreto semplificazioni», nei vari articoli, un aumento dei livelli di contaminazione soglia per le aree agricole nei pressi delle zone industriali. Le contaminazioni soglia per le bonifiche vengono paragonate alle aree industriali, e non a quelle agricole. Qui cosa potrebbe succedere, ad esempio, all'area di Taranto, che ha un divieto di 20 chilometri di pascolo nelle aree agricole dal polo industriale?
Ministro, io la invito a riaggiustare questa rotta. Noi saremo a disposizione per ritornare verso la vera transizione elettrica ed ecologica, perché rimanere sulle fonti fossili o sull'incenerimento dei rifiuti vuol dire promuovere una visione di sviluppo che è passata da almeno vent'anni. Grazie".
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