Nel corso degli anni la frase ‘Taranto libera’ è stata utilizzata con una sola connotazione, quella che fa riferimento all’affrancamento del capoluogo ionico dalla vocazione industriale legata a Ilva, Eni e Cementir, che insiste sul territorio ormai da più di sessanta anni. Non credo che questa visione sia sbagliata, anzi, ma di certo non unica, perché Taranto deve liberarsi anche dall’idea, perseguita sia dai residenti sia da chi vive al di fuori della provincia, che la città non possa guardare oltre, al di là dell’industria pesante, delle discariche, degli inceneritori e di tutti quegli impianti che oltre a produrre inquinamento, sviluppano un senso di scoraggiamento nella maggior parte delle persone.
A Taranto noi abbiamo una risorsa, del tutto naturale, che è il mare. Ne abbiamo due grazie alla originaria conformazione che rende famosa la città per essere denominata ‘dei due mari’, il Mar Grande e i due bacini interni del Mar Piccolo. Abbiamo le isole Cheradi e poco più in là, la baia storica del Golfo di Taranto. Queste aree sono zone di stallo per moltissime specie, anche protette: diversi generi di uccelli, tartarughe Caretta Caretta, delfini, cavallucci marini, Posidonia, Cymodocea, Pinne Nobilis, moltissime specie di pesci e stelle marine. Le Cheradi, in particolare, rappresentano una zona che già nel 1998 era stata presa in considerazione, attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, come luogo deputato all’istituzione di una riserva naturale, con l’obiettivo di proteggere e valorizzare tutte le aree a elevato pregio ambientale nell’ambito del piano di disinquinamento della provincia di Taranto. Un atto che però ad oggi risulta ancora disatteso, sebbene sia le Isole Cheradi che il Mar Piccolo siano bisognose di protezione e valorizzazione.
Per questi motivi ho deciso di riprendere in Parlamento la proposta di avviare un percorso che sia di utilità sociale e culturale, e che veda nella creazione di un Parco nazionale nell’area delle Isole Cheradi uno stimolo per incanalare un’azione strategica di riqualificazione e diversificazione economica, di risanamento ambientale e valorizzazione del territorio. Attraverso una risoluzione ho previsto di inserire all’interno del Parco nazionale delle Isole Cheradi, comprendente il sito d’interesse comunitario che si affaccia sul golfo, le aree che già sono Siti di interesse comunitario a terra, riserva naturale, e i fondali dei due seni del Mar Piccolo, riserva marina, compatibilmente con le attività di mitilicoltura e rendendo la fruizione del parco il più rispettosa possibile verso gli interventi di bonifica già in corso di attuazione.
In collaborazione con la Marina Militare, che attualmente possiede l’area delle Isole Cheradi, vogliamo ridisegnare l’immagine della città. Nell’atto con cui chiedo l’impegno del governo, si prevede anche la necessità di mettere in sicurezza e bonificare dal punto di vista ambientale tutte le zone di competenza della Marina, con il fine di tutelare la salute e l’integrità dei cittadini di Taranto.
Intendo anche continuare a dare un supporto concreto all’azione del Commissario straordinario per la bonifica di Taranto, Vera Corbelli, attraverso il rafforzamento della rete territoriale e intersettoriale tra operatori e istituzioni, la pianificazione e il coordinamento fra le attività operate dal commissario e le imprese, nonché la previsione di nuovi accordi strategici che valorizzino le attività delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo e della mitilicoltura. Nelle intenzioni della risoluzione c’è anche quella di promuovere l’istituzione di un Osservatorio sulla sostenibilità del Mar Piccolo, sulla scia di una idea già prevista dal commissario Corbelli ma che ad oggi non ha ancora trovato formale istituzione. L’obiettivo è quindi quello di restituire al mare la valenza di risorsa, affinché possa essere un volano per patrocinare e sostenere una visione economica sostenibile per il futuro di Taranto, iniziando dal turismo green legato alla presenza di parchi e aree protette.
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