A fronte di una produzione di 382.658,3 tonnellate prodotte nel 2017 per una popolazione di 798.891 abitanti, la raccolta differenziata si ferma a un misero 31,1%, contravvenendo alle leggi nazionali che impongono di raggiungere, già da dicembre del 2012, il 65%
UN RITARDO FRUTTO DI UNA POLITICA LOCALE E REGIONALE IRRESPONSABILE
Vi è poi il problema dei rifiuti indifferenziati che provengono dalle altre province, in quanto la provincia leccese - che ha prodotto 263.754,7 tonnellate di indifferenziato - ha una capacità di trattamento dei TMB di 640.000 tonnellate.
Questo significa che potenzialmente c’è spazio per circa 380 mila tonnellate di rifiuti, infatti i TMB leccesi hanno trattato 426,5 mila tonnellate di rifiuti nel 2017, quindi circa 160 mila tonnellate provengono dalle altre province.
Questo a causa della fusione dei vecchi 6 ATO regionali che Michele Emiliano ha voluto fondere in un unico ATO di ampiezza regionale, per cui il principio di prossimità (che prima vigeva nei limiti di ogni provincia) ora è potenzialmente esteso ai rifiuti di tutta la regione.
Un altro problema è dovuto alla mancanza di impianti di compostaggio (quello adibiti al trattamento dell’organico) delle raccolte differenziate. I leccesi che potenzialmente potrebbero produrre circa 100 mila tonnellate l’anno di organico nel 2017 ne hanno prodotte solo 28,3 mila tonnellate che hanno mandato in altre province, quindi i salentini hanno pagato di più per portare il proprio organico in altre province.
C’è da lavorare tanto ma mi fa piacere aver trovato molta preparazione tra i portavoce locali Gianpaolo Falco di Cavallino, i due Consiglieri regionali Casili e Trevisi e i parlamentari Diego De Lorenzis e Leonardo Donno.
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