C’è da chiarire prima di tutto che il Deposito Nazionale ospiterà in modo permanente solo i rifiuti radioattivi a bassa e a molto bassa attività e “temporaneamente” quelli a media e alta attività che al momento non hanno ancora una destinazione definitiva: il problema ricadrà sulle generazioni future. Come relatore ho avuto modo di appurare gli enormi problemi causati al Paese dai rifiuti radioattivi prodotti dalla passata stagione nucleare sulla quale oltre agli svariati miliardi di euro già scaricati (e che si scaricheranno ancora) sulle bollette dei cittadini per la sola gestione del materiale radioattivo, occorre aggiungere che esistono ulteriori criticità che meritano di essere divulgate all’opinione pubblica. Innanzitutto sul sistema dei controlli e verifiche: l’urgenza di fornire risorse e personale all’ISIN (l’ente che controlla le procedure per il trattamento dei rifiuti radioattivi) e di chiarire alla Commissione Europea, che ha avviato nei confronti dell’Italia una “UE Pilot”, l’indipendenza dell’Ente. L’inerzia del Governo inoltre sta producendo rilevanti problemi legati alla mancanza delle norme di attuazione. L’esigenza dei decreti ministeriali sulla gestione dei rifiuti radioattivi tra cui la disciplina delle procedure autorizzative per la chiusura dell’impianto di smaltimento ma anche il decreto ministeriale sulla gestione dei rifiuti radioattivi contenenti altri fattori di pericolosità rende chiara l’idea nello stato non certo confortante in cui siamo. Come detto manca una destinazione definitiva per i rifiuti ad alta e media attività poiché sono deludenti i progressi del gruppo di lavoro ERDO che avrebbe dovuto individuare a livello europeo un Deposito Geologico. I costi scaricati sulle bollette dei cittadini sono all’incirca 300 milioni di euro all’anno e presumibilmente continueranno a crescere almeno fino al 2036 per cui occorre sgravare i cittadini dal pagamento di tali spese dalle bollette elettriche. Il Deposito Nazionale per i rifiuti a bassa e bassissima attività sarà pronto, se tutto va bene, nel 2029 ma visto gli enormi ritardi, causati dai Governi di turno, che si sono accumulati nonostante la norma fosse stata emanata nel 2010, non mi sorprenderebbero ulteriori ritardi. Ad oggi ancora nessuna delle 67 aree individuate dalla CNAPI ha avanzato la propria candidatura ad ospitare il Depositato Nazionale e c’è il rischio che senza una intesa con i territori la decisione venga imposta a livello centrale. Vi sono poi altre criticità ma basterebbero solo questi elementi per mettere in chiaro che la follia della stagione nucleare in Italia ha avuto pochi vantaggi ma ha causato e causerà ancora per molto tempo rilevanti problemi che al momento non hanno soluzione. L’invito al Ministro Cingolani è quello di impegnarsi di più per risolvere i problemi già esistenti e causati dalla passata stagione nucleare italiana e di parlare di meno di nuove centrali nucleari, se non altro perché ci sono già stati due referendum.
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