Apprendiamo dagli organi di stampa che il Prefetto di Taranto Demetrio Martino è stato riconfermato dal Governo come Commissario per le bonifiche dell’area di crisi ambientale complessa di Taranto, auguro a lui buon lavoro per il difficile compito ma non posso che evidenziare che l’appello lanciato dagli enti di ricerca, università, piccola e media imprenditoria locale di scegliere come Commissario un professionista competente sul tema delle bonifiche è caduto nel vuoto assoluto e il Governo non ha ancora voluto fornire alcuna spiegazione.
In attesa che le attività di bonifica riprendano speditamente, dopo il lungo stallo durato un anno e mezzo, la Commissione bicamerale d’inchiesta Ecomafie ha aperto un filone di indagine e ha annunciato per tramite del Presidente Vignaroli una missione a Taranto, occorre però fare un sintetico punto della situazione su tutte le bonifiche nel territorio jonico caratterizzate da una frammentazione di competenze e di cambi di rotta che ne hanno determinato un sostanziale stallo.
Per cominciare, il “Piano di Caratterizzazione dell'intero Stabilimento ex Ilva” risulta "congelato" e caratterizzato dall'incompletezza delle informazioni (stratigrafie, modello concettuale, indagini sui materiali di riporto) a causa dell’atteggiamento ostile che negli anni si è susseguito prima dai vecchi commissari Ilva in As, poi da Mittal e ora da Acciaierie d’Italia la nuova società mista pubblico-privato con la quale non è cambiato l’atteggiamento di contrasto nei confronti del territorio e dei lavoratori. Ritenere che le bonifiche all’interno dello stabilimento siano solo quelle indicate dal Piano Ambientale è una menzogna clamorosa perchè non è mai stata fatta chiarezza, ad esempio, sui materiali da riporto, nonostante un cospicuo lavoro da parte di Arpa che è stata ostacolata a più riprese dalla gestione industriale.
Poi ci sono le bonifiche in capo ai Commissari Ilva in As che sono state appena ridefinite con lo scippo di 150 milioni di euro nonostante il Ministro Cingolani abbia dichiarato che non conosce nulla di tutto quello che sta avvenendo.
Il “Piano di monitoraggio Ambientale Integrato dell'Area di Crisi Ambientale di Taranto" di competenza del Commissario alle Bonifiche appena riconfermato, ha subito un forzato cambio di direzione, nonostante l’impressionante mole di documenti e indagini svolte dall’ex Commissario Corbelli con Università, enti di ricerca e numerose consulenze e sul quale l’attuale struttura Commissariale in accordo con Comuni, Provincia e Regione, hanno deciso che la “Piattaforma di sistema integrato” debba essere azzerata e riprogrammate le risorse economiche, riportando il tutto all’anno zero. Nel merito di questo tipo di Commissariamento segnalo anche la riprogrammazione della bonifica dall’area PIP di Statte con la novità di affidare la sua realizzazione alle indicazioni del Comune. Sempre nel merito di questo commissariamento c’è la riprogrammazione della bonifica del Mar Piccolo su cui ad oggi non si ha una ben che minima idea su quali metodi di bonifica si debbano compiere per coniugare le legittime esigenze dei mitilicoltori che corrispondono anche alle esigenze di preservare il prezioso habitat marino ma che sembrano in contrasto con le esigenze politiche di realizzare nei pressi della zona 170 h (quella più inquinata) un acquario e nuovi ormeggi della banchina torpediniere. Sembra che tutti gli attori coinvolti si siano dimenticati che nell’area dovrà essere realizzata, per legge, un’Area Marina Protetta che preserverebbe le attività di mitilicoltura e gli habitat, rendendola anche un fantastico attrattore turistico e che se questa non verrà realizzata sarà solo frutto di una precisa volontà politica.
La Cemerad, di competenza di un altro tipo di commissariamento dedicato solo a questo sito, è bloccata perchè nonostante i fondi disponibili, il Ministero dell’Economia e Finanze non adotta un circuito finanziario appropriato per cui, nonostante il Commissario Corbelli, la SOGIN e l’ISIN abbiano tutti svolto il proprio lavoro, siano completamente fermi per un cavillo burocratico che il Governo non vuole sciogliere.
Vi sono poi le vicende legate alle bonifiche di competenza non statale ma regionale e degli enti locali come ad esempio la discarica Vergine e la Li Cicci ma anche le vicende che coinvolgono le bonifiche e il ponte sul fiume Lato, che nonostante i ripetuti annunci, non sono ancora terminate e chissà quando lo saranno visto il sostanziale immobilismo.
Tutte queste vicende hanno un filo comune, c’è qualcosa di poco chiaro che ogni volta si ripete e che ha come risultato il bloccare e cambiare rotta sempre con il beneplacito della politica, oggi impegnata in campagna elettorale ma che mai si prende la responsabilità dell’andamento dei fatti se non con un continuo scaricabarile.
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